Lo splendido borgo dei Doria
Introduzione:
Dolceacqua è un comune italiano di circa 2000 abitanti,
situato nella provincia di Imperia in Liguria, non
lontano dal confine con la Francia.
Panorama di Dolceacqua |
Il borgo, tipicamente medievale, sorge nella val Nervia,
lungo il torrente omonimo, ed è composto da due nuclei distinti, uniti da un
ponte medievale (il celebre Ponte Vecchio).
Il nucleo centrale, ai piedi del monte Rebuffao e dominato
dal Castello dei Doria, è chiamato “Terra”, mentre quello occidentale, al di là
del torrente, è chiamato “Borgo” in quanto originariamente collocato fuori
dalla cinta muraria.
Il centro storico di Dolceacqua è citato nel XII secolo (sebbene
le sue origini siano molto più antiche) come feudo dei Conti di Ventimiglia, ma
nel 1270 fu venduto a Oberto Doria, capostipite della illustre famiglia
genovese.
Un carrugio |
I Doria faranno di Dolceacqua la capitale del loro dominio e
ne segneranno il destino nell’arco di cinque secoli, anche in seguito al
passaggio del feudo nelle mani della casata dei Savoia.
Nel XVII secolo, durante la lotta tra il Regno Sabaudo e
Repubblica di Genova, Dolceacqua si schierò con Genova, ma venne sconfitta e occupata.
Nel 1652 Francesco Doria si sottomise ai piemontesi, ottenendo però il titolo
di marchese.
Nel 1746, durante la guerra di secessione austriaca,
Dolceacqua si schierò con i Savoia e gli alleati austriaci e il suo castello
subì un pesante assedio da parte dell’esercito francese e spagnolo, che lo
distrusse quasi interamente. Tre anni dopo i Doria tornarono a Dolceacqua
spostando però la loro dimora dal castello ormai in rovina.
Il Ponte Vecchio ritratto da Monet |
Nel 1815 Dolceacqua fu annessa al Regno
di Sardegna e nel 1860 al Regno
d'Italia, ma i Doria continuarono a dimorarvi fino al 1902, quando la famiglia
si estinse definitivamente.
Ai nostri giorni la fama del paese è legata a quella del
pittore impressionista francese Claude Monet, il quale, durante un viaggio, nel
1884 si fermò a Dolceacqua per un certo periodo.
Durante il suo soggiorno Monet fu così colpito dal fascino
del borgo che lo ritrasse in diversi quadri.
Avendo conservato intatto durante i secoli il suo impianto
medievale originario, Dolceacqua è rinata nel XX secolo come località turistica
(soprattutto in seguito al restauro del Castello) e attira ogni anno migliaia
di visitatori, soprattutto italiani e francesi.
Porta Castello |
Perché andare:
Dolceacqua è un paese piuttosto piccolo, ma di grande
fascino per tutti gli amanti delle località tranquille e ricercate, nelle quali
si respiri un’atmosfera “d’altri tempi”.
Il borgo è ricco di botteghe di artisti, di artigianato,
odorose cantine e di negozi di prodotti tipici che sapranno coinvolgere
tutti gli appassionati, ma anche il semplice curioso in cerca di un originale
souvenir da portare con sé o regalare agli amici.
Gli estimatori dell’arte rimarranno entusiasmati nel
distinguere nel caratteristico profilo del borgo alcune opere di Monet e notare
come, a distanza di un oltre secolo, nulla qui sia cambiato.
Luoghi e monumenti di interesse:
Il torrente Nervia attraversa il paese |
Il Ponte Vecchio
Il Castello dei Doria
I Carrugi e il centro storico
Le botteghe di artigianato e gastronomia locale
La chiesa Parrocchiale di S. Antonio Abate
Le altre piccole chiese sparse per il borgo: la chiesa di
San Filippo Neri, l’oratorio di San Sebastiano, la Cappella di San Michele e la
chiesa di San Giorgio.
Dove andare / Cosa fare:
Un carrugio |
La visita di Dolceacqua comincia generalmente costeggiando
il torrente Nervia, piccolo ma impetuoso, dal quale si riesce ad avere una
visione d’insieme dell’intero profilo del borgo.
Si potrà dunque apprezzare l’inconfondibile sagoma del Ponte Vecchio e del Castello dei Doria,
che gli fa da sfondo.
Il Ponte, composto da un’unica campata “a schiena d’asino” è
alto 33 metri e fu costruito sulle rovine di un ponte precedente crollato nel
XV secolo.
Ai lati del torrente, non lontano dal ponte sono inoltre
presenti due pannelli raffiguranti i quadri di Monet, collocati nello stesso
luogo in cui si suppone li abbia dipinti.
La salita al castello |
Superato il ponte, attraverso Porta Castello, si accede al
centro storico, dove è possibile addentrarsi
tra gli stretti vicoli, chiamati carrugi,
fiancheggiati dalle alte case di pietra, tipiche della costiera ligure.
In queste viuzze si trovano bellissimi negozi di souvenir,
oltre a vere e proprie botteghe d’arte, nella quali è praticamente impossibile
non fermarsi almeno per dare un’occhiata.
Proseguendo lungo la salita si potrà
infine raggiungere il Castello dei Doria.
Il castello venne costruito nell’XI secolo sulla sommità di
uno sperone roccioso (a 60 metri d’altezza dal livello del torrente Nervia) dalla
cui vetta, era possibile dominare con lo sguardo la parte più ampia della valle
Nervia.
Nella prima metà del 1400 subirà importanti trasformazioni e
la fortezza militare diventerà una sontuosa residenza signorile fortificata di
proprietà della famiglia Doria.
Il profilo del castello |
Il percorso che conduce all’entrata del Castello è composto
da due rampe acciottolate a gradoni, unite da un pianerottolo a gomito. La
prima è dominata sulla destra dal bastione costruito nel XVII secolo, la
seconda protetta sul lato sinistro da una cortina difensiva munita di feritoie.
Il Castello è visitabile acquistando il biglietto, sebbene
alcune sue parti siano ancora in fase di ristrutturazione. Lo stato di degrado
e di abbandono in cui si trova ai nostri giorni sono causa dei pesanti
bombardamenti che subì durante l’assedio del 1744 e, infine, dai danni causati da
un tremendo terremoto che, nel 1887, si abbatté sulla regione.
Superato il portale d’accesso, sia entra in un cortiletto
semicircolare su cui prospetta la facciata del Castello, chiusa ai lati da due
torri a base quadrata.
Sulle pareti del fronte principale si notano i resti delle
decorazioni a stucco Cinquecentesche. Superato il ponte levatoio che sovrasta
il piccolo fossato, si arriva all’interno del grande atrio con volta a botte,
la cui pavimentazione presenta lo stemma della famiglia Doria: l’aquila nera
coronata nello scudo.
La Parrocchiale di S. Antonio |
Attraverso un’ultima rampa si giunge al cortile centrale del
Castello e, da una scalinata in ardesia, si può accedere al livello superiore.
Qui è possibile ammirare un fantastico panorama sull’intera valle e sul paese
stesso, di grande impatto emotivo.
Ai piedi del borgo un’altra attrazione da non perdere è la parrocchiale di Sant'Antonio Abate.
La chiesa, di origini quattrocentesche, ingloba una torre
angolare quadrata delle antiche mura, divenuta la base del campanile.
L'edificio sacro venne rifatto in forme barocche ed è ornato
da ricche decorazioni interne; custodisce il prezioso e delicato polittico di
Santa Devota, opera del 1515 di Ludovico Brea, caposcuola della corrente
pittorica ligure/nizzarda.
Accanto alla chiesa si trova anche il Palazzo dei Doria, che
fu residenza dell’omonima famiglia fino al 1902.
Curiosità:
II nome del paese potrebbe derivare dalla presenza di un
borgo di epoca romana chiamato Dulcius.
Alcuni studiosi però considerano la possibilità dell'origine
celtica, dal nome
Dussaga.
L'interno del Castello |
Il carrugio denominato “le Scasasse” è il più misterioso tra
i carrugi di Dolceacqua.
Unisce l’accesso al paese dal ponte medievale alla Piazza
della chiesa parrocchiale scendendo a livello del torrente Nervia. Se ne
suppone una funzione strategica e difensiva.
Dal 2007 il comune di Dolceacqua è stato recensito come uno
dei borghi più belli d'Italia dal Touring Club Italiano ed è sede nazionale
dell'associazione formata dai Comuni insigniti di tale onore.
Il castello originale (“Castrum”) venne costruito dai Conti
di Ventimiglia nel XI secolo in una posizione strategica per controllare una
strada percorsa da carovane che da Ventimiglia giungevano fino al Piemonte. Il
nucleo primitivo è localizzato a nord sull’altura sommitale, costituito da un
mastio quadrangolare difeso da una torre circolare
Tra il 1527 il 1580, sotto la signoria di Stefano Doria,
Dolceacqua raggiunse il massimo benessere e il castello venne ingrandito e
impreziosito di opere d’arte.
Un carrugio |
Stefano Doria venne nominato da Carlo V di Spagna, Cavaliere
di Santiago de Compostela. Nel castello è anche presente una fontana ornata con la “Conchiglia”,
simbolo di quest’ordine cavalleresco.
Il Castello, già abbandonato nel XVII secolo, venne
ulteriormente danneggiato dal terremoto del 1887, lo stesso che distrusse
interamente il vicino paese di Bussana Vecchia.
Nel 1987 il castello venne acquisito da parte del Comune e i
suoi restauri terminarono nel 2007.
Uno dei quadri di Monet |
Nel gennaio del 1884 Monet si recò a Bordighera e durante il
suo viaggio si spinse nell'entroterra della val Nervia, fino a Dolceacqua, dove
dipinse il ponte e il castello.
Riguardo a Dolceacqua Monet nel suo diario scrisse: “…il
luogo è superbo, vi è un ponte che è un gioiello di leggerezza ...".
La cripta della chiesa di San Giorgio del XI secolo
(collocata all’ingresso del paese) divenne il sepolcro della famiglia dei
marchesi Doria e accoglie tuttora le tombe di Stefano Doria del 1580 e di
Giulio Doria del 1608, raffigurati sulle lastre di copertura nelle armature
d'epoca.
Nel quartiere del Borgo l'oratorio di San Sebastiano è sede
di una Confraternita che celebra il martirio del Santo la domenica più vicina
al 20 gennaio. Durante la celebrazione un grande albero di alloro ornato di
ostie variopinte, viene portato in processione, come simbolo dell'abbondanza e
dei raccolti agricoli, (evidente retaggio di una cerimonia pagana legata al
ciclo della morte e della resurrezione della vegetazione).
L'Oratorio di S. Sebastiano |
A Dolceacqua è stata girata parte degli esterni del film Io
sono l'amore di Luca Guadagnino.
La colline circostanti al borgo sono famose per la
coltivazioni della vite,
da cui si ricavano pregiati vini da tavola come il Rossese di Dolceacqua superiore o
il Rossese di Dolceacqua.
In piazza Padre Giovanni Mauro l'ultima domenica di ogni
mese si tiene il mercatino "bio" di Dolceacqua.
Recensione:
Il Ponte Vecchio visto dal castello |
Dolceacqua è, a mio avviso, tra i tutti i borghi
dell’entroterra ligure, quello più caratteristico. L’austero profilo del
castello da cui parte il “serpentone” di case che scende fino al letto del
torrente Nervia è di forte impatto scenografico. Il vero gioiello del borgo
però è il suo antico ponte di pietra, che da oltre 500 anni sembra letteralmente
sfidare la gravità, ma è giunto fino a noi pressoché intatto.
A guardarlo bene non si può certo dire che esprima solidità
e attraversandolo mi sono domandato: “ma davvero mi reggerà?”. Eppure il ponte
è stabile, saldamente ancorato al suolo, e ammirarlo, sia dal basso, che dalla
cima del castello è una vera gioia per lo sguardo.
L'interno del castello |
Entrando nel paese poi, ci sono decine di altri angoli
antichi di pietra e mattoni da scoprire e, malgrado le ripide salite, penso che
scalare i carrugi fino al castello per poi ridiscenderli sia una passeggiata
molto piacevole. Penso che chiunque, almeno per un attimo, avrà la sensazione
di essere tornato indietro nel tempo.
L’unica cosa di Dolceacqua che mi ha lasciato un po’ deluso,
devo confessarlo, è stata la visita al Castello dei Doria. Questa fortezza,
adibita a dimora signorile, doveva essere sicuramente grandiosa un tempo, ma ai
nostri giorni mi pare troppo danneggiata per poterla apprezzare appieno.
Stupendo invece il panorama di cui si gode dalla sua vetta,
che non lascerà certo delusi tutti gli appassionati dei bei paesaggi e delle
fotografie.
Voto: 7
Tempo di soggiorno consigliato: 1 pomeriggio
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