Perchè questo blog?

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Perchè sono anni che viaggio e fotografo tutto ciò che vedo e mi sono appassionato ad entrambe le cose :-)
Ogni volta torno a casa e penso: "Perchè non tenere un diario di tutti i miei viaggi?". Un bel giorno mi sono reso conto di averlo già: in tutte le mie cartelle sul pc, meticolasamente ordinate per data e descrizione. Fotografie, informazioni,curiosità, mappe ecc.
Non restava che condividerle con il mondo!

domenica 10 giugno 2012

Triora

Il borgo delle streghe

 

Panorama del borgo

Introduzione:


Triora è un comune italiano di circa 400 abitanti della provincia di Imperia in Liguria.
Il borgo di Triora sorge a circa 800 metri s.l.m. su un rilievo panoramico che domina la valle dell’Argentina, in cui scorre l’omonimo torrente.
Secondo gli storici il borgo venne fondato dalla tribù dei Liguri Montani ai tempi dell’Impero romano, ma raggiunse la sua età dell’oro soltanto a partire dal XIII secolo, quando il suo feudo fu annesso alla Repubblica di Genova.
A quei tempi Triora divenne la capitale dell'alta valle dell’Argentina, base di un sistema di controllo del territorio molto curato. L’agricoltura fiorì, tanto che Triora venne definita  il “granaio” della Repubblica genovese e la sua importanza strategica crebbe, tanto da essere cinta da un sofisticato sistema di mura e presidiata da cinque fortezze.
Una via del centro
I resti del castello, del fortino e della Chiesa di Santa Caterina testimoniano l’antica grandezza ed importanza del borgo, che, nel suo periodo di massima espansione, arrivò a contare 5.000 abitanti.
Il borgo divenne però tristemente famoso a causa dei feroci “processi alle streghe” che lì si tennero tra il 1587 e il 1589, quando molte donne vennero accusate di praticare rituali demoniaci e commettere altri terribili reati e furono giustiziate in seguito ad atroci torture.
Dopo secoli di contese nel 1814 il Congresso di Vienna sancì l’annessione del territorio di Triora al Regno di Sardegna e, successivamente al neo-costituito Regno d'Italia.
Attraversamento streghe
Fu la seconda guerra mondiale però a segnare il drastico declino del comune: nel 1944 il borgo, precedentemente fatto evacuare a causa dell’avanzata dell’esercito tedesco, fu oggetto della furia nazista. Tra il 2 e il 3 luglio del 1944 buona parte del paese venne dato alle fiamme e furono rasi al suolo ben tre dei suoi sei quartieri, causandone il successivo spopolamento.
Nel XX secolo Triora è rinata grazie alla promozione turistica che l’ha resa una delle mete più amate dagli appassionati del mistero. Il suo oscuro passato legato alla mitica figura delle streghe e agli orrori dell’Inquisizione, ha spinto addirittura i cittadini ad inaugurare un museo dedicato principalmente a questa tematica.
In parallelo si è assistito anche a un rilancio del suo territorio, che (malgrado il fenomeno dello spopolamento) ha contribuito a rendere Triora una piacevole località alpina nei pressi del confine con la Francia, adatta come luogo di villeggiatura per un pubblico sia nazionale che internazionale.

Profilo delle case
 

Perché andare:


Triora è la meta ideale per gli appassionati (o semplici curiosi) di storia e folklore, sulle tracce di antiche leggende e di misteri irrisolti.
Questo borgo è stato infatti teatro del più famoso processo alle streghe della storia italiana, tanto da essere da molti considerato come la “Salem italiana”, sebbene la sua caccia alle streghe abbia radici ben più antiche di quella avvenuta nella cittadina americana del New England.
Un carrugio
Gli eventi di richiamo più importanti che si svolgono a Triora sono “Strigora” (una festa in onore delle streghe che si celebra la prima domenica dopo ferragosto) e la notte di Halloween (il 31 ottobre) che attirano ogni anno migliaia di visitatori.
Gli appassionati dei borghi medievali rimarranno piacevolmente colpiti da questa amena e ricercata località, percorrendo a piedi gli stretti vicoli (chiamati carrugi) alla scoperta di chiese, conventi, cimiteri e rovine di antichi palazzi.
Gli amanti delle passeggiate e della vita all’aria aperta, invece, apprezzeranno molto gli antichi sentieri immersi nella natura che circondano il borgo, che conducono a rilievi panoramici da cui si gode lo  spettacolo emozionante delle montagne e del fondovalle.


 Luoghi e monumenti di interesse:


L'esterno del Museo Etnografico
I carrugi
Il Museo Etnografico e della Stregoneria
La collegiata di Nostra Signora Assunta
Le rovine del castello
Il cimitero
Le piccole chiese medievali sparse per il borgo:
Chiesa di Sant'Antonio abate, Chiesa di San Dalmazio, Chiesa della Madonna delle Grazie, Chiesa di Sant'Agostino, l’Oratorio di San Giovanni Battista.
La Cabotina

 

Dove andare / Cosa fare:

 

 Dopo aver percorso una stretta e tortuosa strada provinciale in auto o con il pullman, Triora è accessibile da diversi lati a partire da Corso Italia, una delle vie principale che circonda quasi interamente il perimetro del borgo.
 La visita del paese consiste essenzialmente in una passeggiata (spesso in salita e su una pavimentazione di ciottoli sconnessi) tra i carrugi, le volte e le viuzze che si snodano nel suo centro storico, fiancheggiate da altissime case di pietra (molte delle quali, purtroppo, in stato di abbandono).
La Collegiata
Un carrugio
Antico forno per il pane
portale di ardesia
 Molto apprezzabili i portali in ardesia, su cui sono stati scolpiti immagine sacre ed altre figure più o meno misteriose.
Notevoli i piccoli negozi di souvenir che vendono artigianato o prodotti tipici della gastronomia locale.

 La chiesa principale del borgo, situata in un’angusta piazza è la Collegiata di Nostra Signora Assunta, sorta probabilmente sulle rovine di un tempio pagano, tra il 1770 e il 1775.
Museo Etnografico
La sua facciata è in stile neoclassico e l’interno, costituito da un’unica navata, conserva un dipinto del pittore Taddeo di Bartolo, forse uno dei più antichi quadri della Riviera di Ponente ligure nel suo genere.
In una viuzza è inoltre possibile ammirare un antico forno, dove veniva prodotto il caratteristico pane rotondo, per cui Triora è famosa in tutta la regione.

L’attrazione principale del borgo però, è il Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria, situato tra Corso Italia e Via Roma.
Il museo non vuole essere soltanto una mera esposizione di oggetti, ma soprattutto un invito a visitare ed apprezzare l’antico paese, la vita semplice di un tempo e a riflettere sulle ingiustizie compiute dal tribunale dell’inquisizione nel XVI secolo.
È suddiviso su tre livelli e contiene:
·        sul piano stradale rappresentazioni della fauna locale, reperti archeologici, antichi utensili di uso quotidiani e manoscritti;
Museo Etnografico
·        al primo piano inferiore una raccolta di libri dedicati alle streghe, una cantina contenente materiali che testimoniano l’antica tradizione vinicola del posto, ricostruzioni di scene di vita domestica e familiari, sul ciclo del latte e sulla vita pastorale, strumenti che rievocano gli antichi mestieri e la vita nei campi;
·        al secondo piano inferiore si trovano le antiche carceri, contenenti rievocazioni delle attività delle streghe e ricostruzioni di antichi strumenti di tortura, documenti autentici, testi antichi e stampe che ripercorrono le vicende inquisitoriali del processo alle streghe. All’esterno vi è infine un rilassante giardino che raccoglie piante aromatiche e medicinali.

I resti del Castello
La strega del 2000
Non distante dal Museo, in una piazzetta dalla quale si gode di un bellissimo panorama, è stata inoltre collocata in tempi recenti una scultura chiamata “La Strega del 2000”, raffigurante una strega dall’aspetto bonario, con una scopa accanto intenta a rimescolare il proprio calderone.

Ai bordi settentrionali del centro abitato è possibile visitare i ruderi dell’antico Castello costruito dai Genovesi nel XIII secolo, per la difesa dei propri confini e, imboccando la ripida salita di Corso Bonfanti, si può salire al cimitero, uno dei luoghi forse più suggestivi di Triora.
Il cimitero
Il cimitero è simile a un fortilizio, perché ricavato dentro una delle cinque fortezze (ormai distrutta) che difendevano il luogo durante il medioevo e da esso si gode di un’ottima veduta sull’intero paese e sui centri abitati circostanti.

Infine, un ultimo luogo suggestivo che attirerà la curiosità degli amanti del mistero è la cosiddetta Cabotina, il rudere di un’abitazione situata all’estremità est del paese, ritenuta nel XVI secolo il luogo in cui le streghe erano solite riunirsi e praticare i propri “Sabba”.

 

Curiosità:

 
Negozio di souvenir
Il nome “Triora” deve la sua origine alle parole latine “tria ora”, ovvero tre bocche, le quali compaiono anche nello stemma del comune, contenente una rappresentazione del mostro Cerbero con tre teste.

Secondo alcuni le tre bocche simboleggerebbero i tre fiumi alla cui confluenza si trova il territorio, mentre secondo altri i tre prodotti principali (grano, castagna e vite) su cui si basava la sua economia.

Nel 1797, dopo la caduta della Repubblica di Genova, Triora fece parte della Repubblica Ligure di Napoleone Bonaparte e in seguito, nel 1805, fu annessa al Dipartimento delle Alpi Marittime francese. Nel 1814 venne infine “restituita” all’Italia e annessa al Regno di Sardegna.

Il clima di Triora, data l’altitudine è tipicamente montano, tuttavia il freddo invernale non è mai eccessivo, perché il borgo, esposto a mezzogiorno e in pendio, risente del buon soleggiamento.
La cabotina
Dal 2007 il comune di Triora è stato recensito come uno dei borghi più belli d'Italia dal Touring Club Italiano

La celebre caccia alle streghe si tenne a Triora, nel periodo in cui il borgo si trovava all'apice della sua potenza. Nel 1587 alcune cosiddette “bàgiue”  (presunte streghe) furono accusate di celebrare i propri rituali demoniaci nei pressi della Ca' Botina.
Una strega al Museo Etnografico
Come si evince da alcuni documenti dell’epoca (i verbali tratti dai processi e dagli interrogatori) trenta donne del luogo (e perfino un ragazzo) vennero accusate di essere le artefici di  maledizioni, pestilenze, piogge acide, stragi di bestiame e addirittura di cannibalismo verso neonati.

Una bàgiua avrebbe addirittura provocato una tempesta talmente dannosa da compromettere definitivamente il raccolto delle vigne per almeno tre anni, un’altra ancora avrebbe confezionato un veleno, composto da cervello di gatto e di sangue umano, facendolo ingerire mortamente ad un cappellaio genovese.
Le donne vennero quindi torturate, nel tentativo di strappar loro una confessione, e molte furono anche condannate a morte.

Case nel centro storico
La vera origine di tutta la vicenda però, è da ricercare in una tremenda carestia (dalle cause del tutto naturali) che in quegli anni si abbatté sulla zona.
Il governo stanziò ben cinquecento scudi da destinare alla ricerca dei presunti colpevoli di tale disgrazia e tutte le menzogne (alimentate dall'ignoranza e dalla maldicenza dei paesani) condussero gli abitanti di Triora a credere di poter debellare la carestia sacrificando le donne più “strane” del paese.

I documenti più interessanti del processo (raccolti nel museo di Triora) raccontano la storia di Franchetta, una donna che non confessò mai le sue colpe, perché nulla aveva commesso, ma che, tuttavia, venne sottoposta per due giorni ad atroci torture. Dalle sue parole e dalle sue richieste di misericordia traspare il rimpianto per non poter andare nei boschi dove, come disse lei stessa: “nascevano così belle castagne marrone…”

La Piazza della Collegiata
L’evento più tragico che segnò il destino del borgo fu però la seconda guerra mondiale.
Il 2 luglio 1944 tre squadroni di soldati tedeschi iniziarono a pennellare con liquidi neri incendiari le porte delle abitazioni e a porre cassette di tritolo all'ingresso e alle fondamenta degli edifici principali.
Al termine dell'immane devastazione, dei sei quartieri di Triora, ne furono distrutti o danneggiati tre: Poggio, Cima e Carriera, mentre gli altri tre, Castello, Camurata e Sambughea, furono risparmiati.

Il pane di Triora
Vicino a Triora si trova il Ponte di Loreto (costruito nel 1959) che unisce l’abitato alla vicina frazione di Cetta.
Alto ben 112 metri e composto da un’unica campata, negli anni passati è stato sede di lanci di bungee jumping. Dopo vari suicidi compiuti proprio dall'alto del ponte, i suoi parapetti sono stati recentemente resi più alti e sicuri con l'aggiunta di una griglia

Parcheggio per le streghe
La specialità tipica del borgo è il famoso pane di Triora, il “pan rúndu” genuino e duraturo, fatto con tre tipi diversi di cereali ricchi di fibre e proteine.

Nel borgo è possibile però degustare anche il piatto nazionale delle Alpi Marittime, i “sugeli”, orecchiette di pasta semplice fatta con acqua, farina e sale, condite col tipico formaggio bruzzo (o brusso) degli alpeggi.

Un altro patrimonio prezioso del borgo deriva dai boschi locali che producono naturalmente ottimi funghi (porcini, ovuli, galletti, sanguini...) celebrati ogni anno in autunno in occasione di una sagra molto frequentata.


Recensione:

 
Al di là del mito legato alle streghe, Triora è di per sé un borgo molto caratteristico dell’entroterra ligure, molto meno frequentato dai turisti rispetto alle ben più note località costiere, ma altrettanto interessante. Pur non essendo comodo da raggiungere, vale la pena visitarlo se ci si trova a passare da quelle parti durante una vacanza in Liguria.
Triora vista dal cimitero
Il museo Etnografico non è molto grande, ma è ben organizzato e anche i negozi di artigianato locale sono molto graziosi e perfetti per chi sta cercando un souvenir un po’ “diverso dal solito” o addobbi spiritosi per la festa di Halloween.
La cosa che ho amato di più di Triora però, sono i suoi carrugi: stretti, bui, decisamente tetri, perfettamente in sintonia con l’atmosfera magica tradizionalmente associata al luogo. In alcuni di questi vicoli, anche in pieno giorno, sembra già notte.
Allo stesso tempo però, è triste un po’ ovunque gli effetti dello spopolamento a cui è soggetto ormai da decenni questo piccolo paese.
Malgrado molte abitazioni siano state ristrutturate, i segni della distruzione causata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale sono ancora molto evidenti e vedere così tante belle case di pietra e magazzini abbandonati, vittime del degrado del tempo è uno spettacolo che fa davvero piangere il cuore.
Il cimitero
Nei vicoli più chiusi poi l’odore della pipì di gatto diventa quasi insopportabile, ma pare che sia inevitabile, data la grande quantità di felini che si aggirano per le case (probabilmente indispensabili a tenere sotto controllo la popolazione di topi).
Un’altra cosa che mi ha colpito molto positivamente è stata la visita al cimitero di Triora.
Ricavato da un’antica fortezza, questo insolito monumento, a mio avviso, merita assolutamente una visita, sebbene non sia segnalato e per raggiungerlo bisogna affrontare una ripida e scomoda salita.
Dalla sua vetta si gode di un panorama stupendo, e vedere il profilo dell’antico borgo stagliarsi all’orizzonte in una cornice fatta di croci di pietra e di antiche tombe consumate dal tempo, contribuisce a conferirgli ancora di più quel fascino macabro e misterioso che tanto l’ha reso celebre.

Voto: 7

Tempo di soggiorno consigliato: 1 giorno

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