Perchè questo blog?

Perchè questo blog?
Perchè sono anni che viaggio e fotografo tutto ciò che vedo e mi sono appassionato ad entrambe le cose :-)
Ogni volta torno a casa e penso: "Perchè non tenere un diario di tutti i miei viaggi?". Un bel giorno mi sono reso conto di averlo già: in tutte le mie cartelle sul pc, meticolasamente ordinate per data e descrizione. Fotografie, informazioni,curiosità, mappe ecc.
Non restava che condividerle con il mondo!

giovedì 14 giugno 2012

Dolceacqua

Lo splendido borgo dei Doria

Introduzione:  


Dolceacqua è un comune italiano di circa 2000 abitanti, situato nella provincia di Imperia in Liguria, non lontano dal confine con la Francia.
Panorama di Dolceacqua
Il borgo, tipicamente medievale, sorge nella val Nervia, lungo il torrente omonimo, ed è composto da due nuclei distinti, uniti da un ponte medievale (il celebre Ponte Vecchio).
Il nucleo centrale, ai piedi del monte Rebuffao e dominato dal Castello dei Doria, è chiamato “Terra”, mentre quello occidentale, al di là del torrente, è chiamato “Borgo” in quanto originariamente collocato fuori dalla cinta muraria.
Il centro storico di Dolceacqua è citato nel XII secolo (sebbene le sue origini siano molto più antiche) come feudo dei Conti di Ventimiglia, ma nel 1270 fu venduto a Oberto Doria, capostipite della illustre famiglia genovese.
Un carrugio
I Doria faranno di Dolceacqua la capitale del loro dominio e ne segneranno il destino nell’arco di cinque secoli, anche in seguito al passaggio del feudo nelle mani della casata dei Savoia.
Nel XVII secolo, durante la lotta tra il Regno Sabaudo e Repubblica di Genova, Dolceacqua si schierò con Genova, ma venne sconfitta e occupata. Nel 1652 Francesco Doria si sottomise ai piemontesi, ottenendo però il titolo di marchese.
Nel 1746, durante la guerra di secessione austriaca, Dolceacqua si schierò con i Savoia e gli alleati austriaci e il suo castello subì un pesante assedio da parte dell’esercito francese e spagnolo, che lo distrusse quasi interamente. Tre anni dopo i Doria tornarono a Dolceacqua spostando però la loro dimora dal castello ormai in rovina.

Il Ponte Vecchio ritratto da Monet
 Nel 1815 Dolceacqua fu annessa al Regno di Sardegna e nel 1860 al Regno d'Italia, ma i Doria continuarono a dimorarvi fino al 1902, quando la famiglia si estinse definitivamente.
Ai nostri giorni la fama del paese è legata a quella del pittore impressionista francese Claude Monet, il quale, durante un viaggio, nel 1884 si fermò a Dolceacqua per un certo periodo.
Durante il suo soggiorno Monet fu così colpito dal fascino del borgo che lo ritrasse in diversi quadri.
Avendo conservato intatto durante i secoli il suo impianto medievale originario, Dolceacqua è rinata nel XX secolo come località turistica (soprattutto in seguito al restauro del Castello) e attira ogni anno migliaia di visitatori, soprattutto italiani e francesi.

Porta Castello

Perché andare:


Dolceacqua è un paese piuttosto piccolo, ma di grande fascino per tutti gli amanti delle località tranquille e ricercate, nelle quali si respiri un’atmosfera “d’altri tempi”.
Il borgo è ricco di botteghe di artisti, di artigianato, odorose cantine e di negozi di prodotti tipici che sapranno coinvolgere tutti gli appassionati, ma anche il semplice curioso in cerca di un originale souvenir da portare con sé o regalare agli amici.
Gli estimatori dell’arte rimarranno entusiasmati nel distinguere nel caratteristico profilo del borgo alcune opere di Monet e notare come, a distanza di un oltre secolo, nulla qui sia cambiato.

 

Luoghi e monumenti di interesse:

Il torrente Nervia attraversa il paese

Il Ponte Vecchio
Il Castello dei Doria
I Carrugi e il centro storico
Le botteghe di artigianato e gastronomia locale
La chiesa Parrocchiale di S. Antonio Abate
Le altre piccole chiese sparse per il borgo: la chiesa di San Filippo Neri, l’oratorio di San Sebastiano, la Cappella di San Michele e la chiesa di San Giorgio.


Dove andare / Cosa fare:

 

Un carrugio
La visita di Dolceacqua comincia generalmente costeggiando il torrente Nervia, piccolo ma impetuoso, dal quale si riesce ad avere una visione d’insieme dell’intero profilo del borgo.
Si potrà dunque apprezzare l’inconfondibile sagoma del Ponte Vecchio e del Castello dei Doria, che gli fa da sfondo.
Il Ponte, composto da un’unica campata “a schiena d’asino” è alto 33 metri e fu costruito sulle rovine di un ponte precedente crollato nel XV secolo.
Ai lati del torrente, non lontano dal ponte sono inoltre presenti due pannelli raffiguranti i quadri di Monet, collocati nello stesso luogo in cui si suppone li abbia dipinti.
La salita al castello
Superato il ponte, attraverso Porta Castello, si accede al centro storico, dove è possibile addentrarsi  tra gli stretti vicoli, chiamati carrugi, fiancheggiati dalle alte case di pietra, tipiche della costiera ligure.
In queste viuzze si trovano bellissimi negozi di souvenir, oltre a vere e proprie botteghe d’arte, nella quali è praticamente impossibile non fermarsi almeno per dare un’occhiata.

Proseguendo lungo la salita  si potrà  infine  raggiungere il Castello dei Doria.
Il castello venne costruito nell’XI secolo sulla sommità di uno sperone roccioso (a 60 metri d’altezza dal livello del torrente Nervia) dalla cui vetta, era possibile dominare con lo sguardo la parte più ampia della valle Nervia.
Nella prima metà del 1400 subirà importanti trasformazioni e la fortezza militare diventerà una sontuosa residenza signorile fortificata di proprietà della famiglia Doria.

Il profilo del castello
Il percorso che conduce all’entrata del Castello è composto da due rampe acciottolate a gradoni, unite da un pianerottolo a gomito. La prima è dominata sulla destra dal bastione costruito nel XVII secolo, la seconda protetta sul lato sinistro da una cortina difensiva munita di feritoie.

Il Castello è visitabile acquistando il biglietto, sebbene alcune sue parti siano ancora in fase di ristrutturazione. Lo stato di degrado e di abbandono in cui si trova ai nostri giorni sono causa dei pesanti bombardamenti che subì durante l’assedio del 1744 e, infine, dai danni causati da un tremendo terremoto che, nel 1887, si abbatté sulla regione.

Superato il portale d’accesso, sia entra in un cortiletto semicircolare su cui prospetta la facciata del Castello, chiusa ai lati da due torri a base quadrata.
Sulle pareti del fronte principale si notano i resti delle decorazioni a stucco Cinquecentesche. Superato il ponte levatoio che sovrasta il piccolo fossato, si arriva all’interno del grande atrio con volta a botte, la cui pavimentazione presenta lo stemma della famiglia Doria: l’aquila nera coronata nello scudo.
La Parrocchiale di S. Antonio
Attraverso un’ultima rampa si giunge al cortile centrale del Castello e, da una scalinata in ardesia, si può accedere al livello superiore. Qui è possibile ammirare un fantastico panorama sull’intera valle e sul paese stesso, di grande impatto emotivo.

Ai piedi del borgo un’altra attrazione da non perdere è la parrocchiale di Sant'Antonio Abate.
La chiesa, di origini quattrocentesche, ingloba una torre angolare quadrata delle antiche mura, divenuta la base del campanile.
L'edificio sacro venne rifatto in forme barocche ed è ornato da ricche decorazioni interne; custodisce il prezioso e delicato polittico di Santa Devota, opera del 1515 di Ludovico Brea, caposcuola della corrente pittorica ligure/nizzarda.
Accanto alla chiesa si trova anche il Palazzo dei Doria, che fu residenza dell’omonima famiglia fino al 1902.

 Curiosità:


II nome del paese potrebbe derivare dalla presenza di un borgo di epoca romana chiamato Dulcius.
Alcuni studiosi però considerano la possibilità dell'origine celtica, dal nome Dussaga.

L'interno del Castello
Il carrugio denominato “le Scasasse” è il più misterioso tra i carrugi di Dolceacqua.
Unisce l’accesso al paese dal ponte medievale alla Piazza della chiesa parrocchiale scendendo a livello del torrente Nervia. Se ne suppone una funzione strategica e difensiva.

Dal 2007 il comune di Dolceacqua è stato recensito come uno dei borghi più belli d'Italia dal Touring Club Italiano ed è sede nazionale dell'associazione formata dai Comuni insigniti di tale onore.

Il castello originale (“Castrum”) venne costruito dai Conti di Ventimiglia nel XI secolo in una posizione strategica per controllare una strada percorsa da carovane che da Ventimiglia giungevano fino al Piemonte. Il nucleo primitivo è localizzato a nord sull’altura sommitale, costituito da un mastio quadrangolare difeso da una torre circolare

Tra il 1527 il 1580, sotto la signoria di Stefano Doria, Dolceacqua raggiunse il massimo benessere e il castello venne ingrandito e impreziosito di opere d’arte.

Un carrugio
Stefano Doria venne nominato da Carlo V di Spagna, Cavaliere di Santiago de Compostela. Nel castello è anche presente una fontana ornata con la “Conchiglia”, simbolo di quest’ordine cavalleresco.

Il Castello, già abbandonato nel XVII secolo, venne ulteriormente danneggiato dal terremoto del 1887, lo stesso che distrusse interamente il vicino paese di Bussana Vecchia.
Nel 1987 il castello venne acquisito da parte del Comune e i suoi restauri terminarono nel 2007.

Uno dei quadri di Monet
Monet fece la sua prima visita nella Riviera ligure alla fine del 1883 in compagnia di Renoir, per soli quindici giorni, ma fu talmente colpito dal fascino dei luoghi che appena rientrato a Giverny, manifestò subito il desiderio di ritornarci.

Nel gennaio del 1884 Monet si recò a Bordighera e durante il suo viaggio si spinse nell'entroterra della val Nervia, fino a Dolceacqua, dove dipinse il ponte e il castello.
Riguardo a Dolceacqua Monet nel suo diario scrisse: “…il luogo è superbo, vi è un ponte che è un gioiello di leggerezza ...".

La cripta della chiesa di San Giorgio del XI secolo (collocata all’ingresso del paese) divenne il sepolcro della famiglia dei marchesi Doria e accoglie tuttora le tombe di Stefano Doria del 1580 e di Giulio Doria del 1608, raffigurati sulle lastre di copertura nelle armature d'epoca.

Nel quartiere del Borgo l'oratorio di San Sebastiano è sede di una Confraternita che celebra il martirio del Santo la domenica più vicina al 20 gennaio. Durante la celebrazione un grande albero di alloro ornato di ostie variopinte, viene portato in processione, come simbolo dell'abbondanza e dei raccolti agricoli, (evidente retaggio di una cerimonia pagana legata al ciclo della morte e della resurrezione della vegetazione).

L'Oratorio di S. Sebastiano
A Dolceacqua è stata girata parte degli esterni del film Io sono l'amore di Luca Guadagnino.

La colline circostanti al borgo sono famose per la coltivazioni della vite, da cui si ricavano pregiati vini da tavola come il Rossese di Dolceacqua superiore o il Rossese di Dolceacqua.

In piazza Padre Giovanni Mauro l'ultima domenica di ogni mese si tiene il mercatino "bio" di Dolceacqua.
 

Recensione:


Il Ponte Vecchio visto dal castello
Dolceacqua è, a mio avviso, tra i tutti i borghi dell’entroterra ligure, quello più caratteristico. L’austero profilo del castello da cui parte il “serpentone” di case che scende fino al letto del torrente Nervia è di forte impatto scenografico. Il vero gioiello del borgo però è il suo antico ponte di pietra, che da oltre 500 anni sembra letteralmente sfidare la gravità, ma è giunto fino a noi pressoché intatto.
A guardarlo bene non si può certo dire che esprima solidità e attraversandolo mi sono domandato: “ma davvero mi reggerà?”. Eppure il ponte è stabile, saldamente ancorato al suolo, e ammirarlo, sia dal basso, che dalla cima del castello è una vera gioia per lo sguardo.
L'interno del castello
Entrando nel paese poi, ci sono decine di altri angoli antichi di pietra e mattoni da scoprire e, malgrado le ripide salite, penso che scalare i carrugi fino al castello per poi ridiscenderli sia una passeggiata molto piacevole. Penso che chiunque, almeno per un attimo, avrà la sensazione di essere tornato indietro nel tempo.
L’unica cosa di Dolceacqua che mi ha lasciato un po’ deluso, devo confessarlo, è stata la visita al Castello dei Doria. Questa fortezza, adibita a dimora signorile, doveva essere sicuramente grandiosa un tempo, ma ai nostri giorni mi pare troppo danneggiata per poterla apprezzare appieno.
Stupendo invece il panorama di cui si gode dalla sua vetta, che non lascerà certo delusi tutti gli appassionati dei bei paesaggi e delle fotografie.

Voto: 7

Tempo di soggiorno consigliato: 1 pomeriggio

domenica 10 giugno 2012

Triora

Il borgo delle streghe

 

Panorama del borgo

Introduzione:


Triora è un comune italiano di circa 400 abitanti della provincia di Imperia in Liguria.
Il borgo di Triora sorge a circa 800 metri s.l.m. su un rilievo panoramico che domina la valle dell’Argentina, in cui scorre l’omonimo torrente.
Secondo gli storici il borgo venne fondato dalla tribù dei Liguri Montani ai tempi dell’Impero romano, ma raggiunse la sua età dell’oro soltanto a partire dal XIII secolo, quando il suo feudo fu annesso alla Repubblica di Genova.
A quei tempi Triora divenne la capitale dell'alta valle dell’Argentina, base di un sistema di controllo del territorio molto curato. L’agricoltura fiorì, tanto che Triora venne definita  il “granaio” della Repubblica genovese e la sua importanza strategica crebbe, tanto da essere cinta da un sofisticato sistema di mura e presidiata da cinque fortezze.
Una via del centro
I resti del castello, del fortino e della Chiesa di Santa Caterina testimoniano l’antica grandezza ed importanza del borgo, che, nel suo periodo di massima espansione, arrivò a contare 5.000 abitanti.
Il borgo divenne però tristemente famoso a causa dei feroci “processi alle streghe” che lì si tennero tra il 1587 e il 1589, quando molte donne vennero accusate di praticare rituali demoniaci e commettere altri terribili reati e furono giustiziate in seguito ad atroci torture.
Dopo secoli di contese nel 1814 il Congresso di Vienna sancì l’annessione del territorio di Triora al Regno di Sardegna e, successivamente al neo-costituito Regno d'Italia.
Attraversamento streghe
Fu la seconda guerra mondiale però a segnare il drastico declino del comune: nel 1944 il borgo, precedentemente fatto evacuare a causa dell’avanzata dell’esercito tedesco, fu oggetto della furia nazista. Tra il 2 e il 3 luglio del 1944 buona parte del paese venne dato alle fiamme e furono rasi al suolo ben tre dei suoi sei quartieri, causandone il successivo spopolamento.
Nel XX secolo Triora è rinata grazie alla promozione turistica che l’ha resa una delle mete più amate dagli appassionati del mistero. Il suo oscuro passato legato alla mitica figura delle streghe e agli orrori dell’Inquisizione, ha spinto addirittura i cittadini ad inaugurare un museo dedicato principalmente a questa tematica.
In parallelo si è assistito anche a un rilancio del suo territorio, che (malgrado il fenomeno dello spopolamento) ha contribuito a rendere Triora una piacevole località alpina nei pressi del confine con la Francia, adatta come luogo di villeggiatura per un pubblico sia nazionale che internazionale.

Profilo delle case
 

Perché andare:


Triora è la meta ideale per gli appassionati (o semplici curiosi) di storia e folklore, sulle tracce di antiche leggende e di misteri irrisolti.
Questo borgo è stato infatti teatro del più famoso processo alle streghe della storia italiana, tanto da essere da molti considerato come la “Salem italiana”, sebbene la sua caccia alle streghe abbia radici ben più antiche di quella avvenuta nella cittadina americana del New England.
Un carrugio
Gli eventi di richiamo più importanti che si svolgono a Triora sono “Strigora” (una festa in onore delle streghe che si celebra la prima domenica dopo ferragosto) e la notte di Halloween (il 31 ottobre) che attirano ogni anno migliaia di visitatori.
Gli appassionati dei borghi medievali rimarranno piacevolmente colpiti da questa amena e ricercata località, percorrendo a piedi gli stretti vicoli (chiamati carrugi) alla scoperta di chiese, conventi, cimiteri e rovine di antichi palazzi.
Gli amanti delle passeggiate e della vita all’aria aperta, invece, apprezzeranno molto gli antichi sentieri immersi nella natura che circondano il borgo, che conducono a rilievi panoramici da cui si gode lo  spettacolo emozionante delle montagne e del fondovalle.


 Luoghi e monumenti di interesse:


L'esterno del Museo Etnografico
I carrugi
Il Museo Etnografico e della Stregoneria
La collegiata di Nostra Signora Assunta
Le rovine del castello
Il cimitero
Le piccole chiese medievali sparse per il borgo:
Chiesa di Sant'Antonio abate, Chiesa di San Dalmazio, Chiesa della Madonna delle Grazie, Chiesa di Sant'Agostino, l’Oratorio di San Giovanni Battista.
La Cabotina

 

Dove andare / Cosa fare:

 

 Dopo aver percorso una stretta e tortuosa strada provinciale in auto o con il pullman, Triora è accessibile da diversi lati a partire da Corso Italia, una delle vie principale che circonda quasi interamente il perimetro del borgo.
 La visita del paese consiste essenzialmente in una passeggiata (spesso in salita e su una pavimentazione di ciottoli sconnessi) tra i carrugi, le volte e le viuzze che si snodano nel suo centro storico, fiancheggiate da altissime case di pietra (molte delle quali, purtroppo, in stato di abbandono).
La Collegiata
Un carrugio
Antico forno per il pane
portale di ardesia
 Molto apprezzabili i portali in ardesia, su cui sono stati scolpiti immagine sacre ed altre figure più o meno misteriose.
Notevoli i piccoli negozi di souvenir che vendono artigianato o prodotti tipici della gastronomia locale.

 La chiesa principale del borgo, situata in un’angusta piazza è la Collegiata di Nostra Signora Assunta, sorta probabilmente sulle rovine di un tempio pagano, tra il 1770 e il 1775.
Museo Etnografico
La sua facciata è in stile neoclassico e l’interno, costituito da un’unica navata, conserva un dipinto del pittore Taddeo di Bartolo, forse uno dei più antichi quadri della Riviera di Ponente ligure nel suo genere.
In una viuzza è inoltre possibile ammirare un antico forno, dove veniva prodotto il caratteristico pane rotondo, per cui Triora è famosa in tutta la regione.

L’attrazione principale del borgo però, è il Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria, situato tra Corso Italia e Via Roma.
Il museo non vuole essere soltanto una mera esposizione di oggetti, ma soprattutto un invito a visitare ed apprezzare l’antico paese, la vita semplice di un tempo e a riflettere sulle ingiustizie compiute dal tribunale dell’inquisizione nel XVI secolo.
È suddiviso su tre livelli e contiene:
·        sul piano stradale rappresentazioni della fauna locale, reperti archeologici, antichi utensili di uso quotidiani e manoscritti;
Museo Etnografico
·        al primo piano inferiore una raccolta di libri dedicati alle streghe, una cantina contenente materiali che testimoniano l’antica tradizione vinicola del posto, ricostruzioni di scene di vita domestica e familiari, sul ciclo del latte e sulla vita pastorale, strumenti che rievocano gli antichi mestieri e la vita nei campi;
·        al secondo piano inferiore si trovano le antiche carceri, contenenti rievocazioni delle attività delle streghe e ricostruzioni di antichi strumenti di tortura, documenti autentici, testi antichi e stampe che ripercorrono le vicende inquisitoriali del processo alle streghe. All’esterno vi è infine un rilassante giardino che raccoglie piante aromatiche e medicinali.

I resti del Castello
La strega del 2000
Non distante dal Museo, in una piazzetta dalla quale si gode di un bellissimo panorama, è stata inoltre collocata in tempi recenti una scultura chiamata “La Strega del 2000”, raffigurante una strega dall’aspetto bonario, con una scopa accanto intenta a rimescolare il proprio calderone.

Ai bordi settentrionali del centro abitato è possibile visitare i ruderi dell’antico Castello costruito dai Genovesi nel XIII secolo, per la difesa dei propri confini e, imboccando la ripida salita di Corso Bonfanti, si può salire al cimitero, uno dei luoghi forse più suggestivi di Triora.
Il cimitero
Il cimitero è simile a un fortilizio, perché ricavato dentro una delle cinque fortezze (ormai distrutta) che difendevano il luogo durante il medioevo e da esso si gode di un’ottima veduta sull’intero paese e sui centri abitati circostanti.

Infine, un ultimo luogo suggestivo che attirerà la curiosità degli amanti del mistero è la cosiddetta Cabotina, il rudere di un’abitazione situata all’estremità est del paese, ritenuta nel XVI secolo il luogo in cui le streghe erano solite riunirsi e praticare i propri “Sabba”.

 

Curiosità:

 
Negozio di souvenir
Il nome “Triora” deve la sua origine alle parole latine “tria ora”, ovvero tre bocche, le quali compaiono anche nello stemma del comune, contenente una rappresentazione del mostro Cerbero con tre teste.

Secondo alcuni le tre bocche simboleggerebbero i tre fiumi alla cui confluenza si trova il territorio, mentre secondo altri i tre prodotti principali (grano, castagna e vite) su cui si basava la sua economia.

Nel 1797, dopo la caduta della Repubblica di Genova, Triora fece parte della Repubblica Ligure di Napoleone Bonaparte e in seguito, nel 1805, fu annessa al Dipartimento delle Alpi Marittime francese. Nel 1814 venne infine “restituita” all’Italia e annessa al Regno di Sardegna.

Il clima di Triora, data l’altitudine è tipicamente montano, tuttavia il freddo invernale non è mai eccessivo, perché il borgo, esposto a mezzogiorno e in pendio, risente del buon soleggiamento.
La cabotina
Dal 2007 il comune di Triora è stato recensito come uno dei borghi più belli d'Italia dal Touring Club Italiano

La celebre caccia alle streghe si tenne a Triora, nel periodo in cui il borgo si trovava all'apice della sua potenza. Nel 1587 alcune cosiddette “bàgiue”  (presunte streghe) furono accusate di celebrare i propri rituali demoniaci nei pressi della Ca' Botina.
Una strega al Museo Etnografico
Come si evince da alcuni documenti dell’epoca (i verbali tratti dai processi e dagli interrogatori) trenta donne del luogo (e perfino un ragazzo) vennero accusate di essere le artefici di  maledizioni, pestilenze, piogge acide, stragi di bestiame e addirittura di cannibalismo verso neonati.

Una bàgiua avrebbe addirittura provocato una tempesta talmente dannosa da compromettere definitivamente il raccolto delle vigne per almeno tre anni, un’altra ancora avrebbe confezionato un veleno, composto da cervello di gatto e di sangue umano, facendolo ingerire mortamente ad un cappellaio genovese.
Le donne vennero quindi torturate, nel tentativo di strappar loro una confessione, e molte furono anche condannate a morte.

Case nel centro storico
La vera origine di tutta la vicenda però, è da ricercare in una tremenda carestia (dalle cause del tutto naturali) che in quegli anni si abbatté sulla zona.
Il governo stanziò ben cinquecento scudi da destinare alla ricerca dei presunti colpevoli di tale disgrazia e tutte le menzogne (alimentate dall'ignoranza e dalla maldicenza dei paesani) condussero gli abitanti di Triora a credere di poter debellare la carestia sacrificando le donne più “strane” del paese.

I documenti più interessanti del processo (raccolti nel museo di Triora) raccontano la storia di Franchetta, una donna che non confessò mai le sue colpe, perché nulla aveva commesso, ma che, tuttavia, venne sottoposta per due giorni ad atroci torture. Dalle sue parole e dalle sue richieste di misericordia traspare il rimpianto per non poter andare nei boschi dove, come disse lei stessa: “nascevano così belle castagne marrone…”

La Piazza della Collegiata
L’evento più tragico che segnò il destino del borgo fu però la seconda guerra mondiale.
Il 2 luglio 1944 tre squadroni di soldati tedeschi iniziarono a pennellare con liquidi neri incendiari le porte delle abitazioni e a porre cassette di tritolo all'ingresso e alle fondamenta degli edifici principali.
Al termine dell'immane devastazione, dei sei quartieri di Triora, ne furono distrutti o danneggiati tre: Poggio, Cima e Carriera, mentre gli altri tre, Castello, Camurata e Sambughea, furono risparmiati.

Il pane di Triora
Vicino a Triora si trova il Ponte di Loreto (costruito nel 1959) che unisce l’abitato alla vicina frazione di Cetta.
Alto ben 112 metri e composto da un’unica campata, negli anni passati è stato sede di lanci di bungee jumping. Dopo vari suicidi compiuti proprio dall'alto del ponte, i suoi parapetti sono stati recentemente resi più alti e sicuri con l'aggiunta di una griglia

Parcheggio per le streghe
La specialità tipica del borgo è il famoso pane di Triora, il “pan rúndu” genuino e duraturo, fatto con tre tipi diversi di cereali ricchi di fibre e proteine.

Nel borgo è possibile però degustare anche il piatto nazionale delle Alpi Marittime, i “sugeli”, orecchiette di pasta semplice fatta con acqua, farina e sale, condite col tipico formaggio bruzzo (o brusso) degli alpeggi.

Un altro patrimonio prezioso del borgo deriva dai boschi locali che producono naturalmente ottimi funghi (porcini, ovuli, galletti, sanguini...) celebrati ogni anno in autunno in occasione di una sagra molto frequentata.


Recensione:

 
Al di là del mito legato alle streghe, Triora è di per sé un borgo molto caratteristico dell’entroterra ligure, molto meno frequentato dai turisti rispetto alle ben più note località costiere, ma altrettanto interessante. Pur non essendo comodo da raggiungere, vale la pena visitarlo se ci si trova a passare da quelle parti durante una vacanza in Liguria.
Triora vista dal cimitero
Il museo Etnografico non è molto grande, ma è ben organizzato e anche i negozi di artigianato locale sono molto graziosi e perfetti per chi sta cercando un souvenir un po’ “diverso dal solito” o addobbi spiritosi per la festa di Halloween.
La cosa che ho amato di più di Triora però, sono i suoi carrugi: stretti, bui, decisamente tetri, perfettamente in sintonia con l’atmosfera magica tradizionalmente associata al luogo. In alcuni di questi vicoli, anche in pieno giorno, sembra già notte.
Allo stesso tempo però, è triste un po’ ovunque gli effetti dello spopolamento a cui è soggetto ormai da decenni questo piccolo paese.
Malgrado molte abitazioni siano state ristrutturate, i segni della distruzione causata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale sono ancora molto evidenti e vedere così tante belle case di pietra e magazzini abbandonati, vittime del degrado del tempo è uno spettacolo che fa davvero piangere il cuore.
Il cimitero
Nei vicoli più chiusi poi l’odore della pipì di gatto diventa quasi insopportabile, ma pare che sia inevitabile, data la grande quantità di felini che si aggirano per le case (probabilmente indispensabili a tenere sotto controllo la popolazione di topi).
Un’altra cosa che mi ha colpito molto positivamente è stata la visita al cimitero di Triora.
Ricavato da un’antica fortezza, questo insolito monumento, a mio avviso, merita assolutamente una visita, sebbene non sia segnalato e per raggiungerlo bisogna affrontare una ripida e scomoda salita.
Dalla sua vetta si gode di un panorama stupendo, e vedere il profilo dell’antico borgo stagliarsi all’orizzonte in una cornice fatta di croci di pietra e di antiche tombe consumate dal tempo, contribuisce a conferirgli ancora di più quel fascino macabro e misterioso che tanto l’ha reso celebre.

Voto: 7

Tempo di soggiorno consigliato: 1 giorno

venerdì 8 giugno 2012

San Sebastián - Donostia

La “Perla dell’Oceano”


 Introduzione:


Panorama sulla baia
San Sebastián (Donostia in lingua basca) è una città di circa 185.000 abitanti situata nella Spagna nord-orientale, facente parte della comunità autonoma dei Paesi Baschi.
La città sorge a 20 km dal confine francese, alla foce del fiume Urumea e si affaccia sul Golfo di Biscaglia, a  livello di una caratteristica insenatura naturale denominata Baia de La Concha.
La baia della Concha è chiusa ad est e ad ovest da due monti (Igueldo e Urgull) e nel mezzo presenta un'isoletta (isola di Santa Clara).

Il porto
La fondazione di San Sebastián viene fatta risalire all’XI secolo e la città si sviluppò grazie alla pesca, ai commerci marittimi e alla sua posizione (vicina alla Francia e sul Cammino di Santiago di Compostela). Nel XII secolo venne anche adeguatamente fortificata.
Nel XV secolo, San Sebastián cessò definitivamente di essere un emporio mercantile, diventando una postazione strategica militare e il suo porto venne trasformato in una base navale.

Fu teatro di numerosi assedi e battaglie e cadde persino in mano ai francesi per ben due volte nel XVIII secolo.
Nel 1813 verrà definitivamente strappata al dominio francese grazie all’aiuto delle forze alleate anglo-portoghesi, purtroppo però, nel corso dell’offensiva, venne quasi interamente rasa al suolo da un incendio.

Una via del centro
Il moderno sviluppo architettonico del centro storico iniziò dunque nel XIX secolo e, dopo la ricostruzione, San Sebastián verrà scelta come località di villeggiatura estiva dalla regina Isabella II di Spagna.
La successiva scelta della città come luogo di riposo della Casa Reale Spagnola fu il motore che spinse lo sviluppo dell’attività turistica e della conseguente configurazione architettonica elegante e “francesizzata” di San Sebastián.
Le antiche mura che ne limitavano l’espansione furono definitivamente abbattute e vennero costruiti hotel di lusso, teatri, caffè, ristoranti alla moda e stazioni balneari.
In seguito a questa trasformazione San Sebastián divenne una delle località turistiche più celebri ed esclusive di tutta la Spagna.
Dal 1953 nella città si celebra (generalmente nel mese di settembre) il Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián , uno dei più importanti festival cinematografici europei, che attira personaggi celebri da tutto il mondo.

La Baia

Perché andare:


San Sebastián è una splendida città marittima che conquisterà chiunque con il suo fascino che rievoca i fasti della  “Belle Epoque” del secolo scorso.
È la meta ideale per una vacanza al mare, ma anche perfetta per gli amanti della natura, delle passeggiate sulla spiaggia, dei paesaggi mozzafiato e per chi ama “godersi la vita” negli hotel e nei ristoranti di lusso e magari giocare al Casinò.

La sua baia, dalla caratteristica forma semicircolare, viene considerata una delle più belle al mondo ed è dotata di graziosi stabilimenti balneari, sebbene l’acqua sia un po’ fredda e fare il bagno è consigliato solo nei mesi estivi.
Una via del centro
Il centro storico è caratterizzato da viuzze strette ricche di tapas bar, molto animati nella notte e di bancarelle che vendono prodotti tipici.
I quartieri che si affacciano sul lungomare sono ornati da edifici particolarmente interessanti dal punto di vista artistico (seppur moderni) dalle chiare influenze francesi, che lasceranno stupiti gli appassionati di architettura del Novecento.
San Sebastián, durante l’estate, attira una moltitudine di turisti grazie anche ad un susseguirsi di eventi culturali e di intrattenimento. A luglio si tiene il festival jazz; nella settimana di ferragosto (semana grande) la città si anima con concerti, fuochi d’artificio, parate e feste in strada; a fine agosto c'è il festival della musica classica e a settembre il celebre festival cinematografico. 



 Luoghi e monumenti di interesse:

La spiaggia de La Concha

La Baia e Paseo de la Concha
Le spiagge: Ondarreta, La Concha e Zurriola
L’Isola di Santa Clara
L’Ayuntamiento (il Municipio)
Il Castillo de la Mota sul Monte Urgull
Plaza de la Constitucion
La Catedral del Buen Pastor
La chiesa di Santa Maria
La chiesa di San Vicente
Il Museo Municipal de San Telmo
L’Aquarium e il Museo navale nel Palacio del Mar
Il Monte Igueldo e il suo parco di divertimenti.
La scultura “Peine del Viento”
Il Palazzo dei Congressi Kursaal

 

Dove andare / Cosa fare:

 

Cattedrale del Buen Pastor
La visita di San Sebastián  parte generalmente dalla stazione dei treni e dei pullman situata nell’entroterra, non distante dalla riva sinistra del fiume Urumea.
Da qui conviene proseguire in direzione nord, verso il centro della città.

Il primo monumento che si incontra è la Catedral del Buen Pastor, in stile neogotico dalle forti influenze germaniche. Questo è il tempio più grande della città e venne inaugurato nel 1897.
Possiede stalli in pietra arenaria, proveniente dalle cave del monte Igueldo, bellissime statue, pinnacoli e vetrate. All’esterno la torre, raggiunge i 75 metri di altezza.

Proseguendo il cammino verso nord si arriva sul lungomare di Paseo della Concha, che costeggia l’omonima baia.
Da qui si potrà finalmente ammirare la spiaggia, il mare e il meraviglioso palcoscenico naturale su cui si affaccia la città, delimitata a ovest dal monte Igueldo e a ovest dal monte Urgull, con al centro la lussureggiante isola di Santa Clara, dotata di un piccolo faro e somigliante vagamente a una tartaruga.
Questa zona  è dominata dal profilo del fastoso edificio del Ayuntamiento (il municipio) davanti al quale si trova il Parco Alderdi-Eder, una spianata ornata da splendidi giardini. Non lontano, nel pieno centro della città, si trova Plaza de Gipuzkoa, costruita negli anni dal 1867 al 1882 e dotata di romantico giardino con uno stagno, un ponte e un tempietto. Su un lato della piazza si trova l’imponente Palacio de la Diputaciòn.

Ayuntamiento
Teatro Victoria Eugenia
Piazza di Gipuzkoa

Hotel Maria Cristina
Il Kursaal
Imboccando Avenida del Boulevard in direzione est si incontra il Teatro Victoria Eugenia e l’Hotel Maria Cristina, uno dei più lussuosi di tutta la Spagna.
La chiesa di santa Maria

Superato il Ponte de Zurriola , sull’altra sponda del Rio Urumea, si trova la spiaggia de Zurriola, sulla quale si staglia il celebre Palazzo dei congressi Kursaal. I giganteschi cubi che lo compongono sono il tratto distintivo di questo moderno quartiere di San Sebastián , soprattutto la notte, quando sono illuminati. L’interno del palazzo ospita ampi auditori per conferenza e concerti

Se all’altezza del Ayuntamiento si prosegue invece la passeggiata verso nord si incontra, da un lato il porto e, dall’altro, l’accesso alla “Parte Vieja”, cioè il centro storico di San Sebastián, un pittoresco complesso di strette vie rettilinee con caffè tipici e piazzette.
Plaza de la Constituciòn
La strada principale è la calle Mayor con il Teatro principal del 1847 e la chiesa di Santa Maria, del 1764, il cui interno è gotico, ma che presenta una decoratissima facciata in stile barocco.
La chiesa di San Vicente

Passeggiando per le vie della città vecchia si potrà ammirare poi Plaza de la Constitucion, la più interessante piazza della città, costruita nel 1827 e contornata da case con portici e lunghe balconate dai colori vivaci.
Non lontano sorge la chiesa di San Vicente, costruita agli inizi del XVI secolo in stile gotico basco e considerato il tempio più antico della città.
Appena dietro la chiesa si trova poi il Museo Municipal di San Telmo allestito in un monastero del XVI secolo.
Per chi volesse visitarlo, nel suo chiostro ospita una collezione di stele funerarie basche risalenti al XV-XII secolo, mentre, nelle sale interne, sono esposti arredi e manufatti, oltre a dipinti di artisti baschi e alcuni capolavori di El Greco. Nella cappella si trovano 16 murali raffiguranti leggende, cultura e vita marittima della zona.
Castillo de la Mota

Panorama dal monte Urgull
Giunti a questo punto vale la pena imboccare il breve ma ripido sentiero che conduce sulla vetta del monte Urgull.
Qui sorge il Castillo de la Mota, un castello che trae origine da una fortificazione dell'XI secolo, ampliata e modificata nei secoli XVII e XVIII, che reca sulla sommità una statua del Cristo.
Il porto
Al suo interno c’è un piccolo museo, ma la sua attrattiva più grande è sicuramente il panorama di cui si può godere dalle sue terrazze, dalle quali è possibile gettare uno sguardo sull’intera baia.

L’intero monte Urgull è delimitato, lungo la costa, da un meraviglioso lungomare, chiamato Paseo Nuevo, che, se imboccato verso ovest, conduce di nuovo al porto.

In questa zona sorge il museo navale (consigliato ai più appassionati) e l’Aquarium, un museo dedicato al mare particolarmente raccomandato per i bambini. All’interno ci sono splendidi acquari che ricostruiscono l’habitat delle barriere coralline e un tunnel sotto al livello del mare, dove si possono ammirare almeno 5000 pesci, tra cui quattro diverse specie di squali.
Panorama sull spiaggia di Ondarreta

Ritornando dal porto su Paseo de la Concha è possibile poi  fare una meravigliosa passeggiata lungo tutta la baia.

Qui si trovano le due principali spiagge della città: Playa de la Concha e Playa de Ondarreta, dotate di stabilimenti balneari a pagamento, ma anche di ampie zone accessibili a tutti.
Le due spiagge sono separate da un promontorio roccioso, sul quale sorge il Palacio Miramar, costruito nel 1889 come residenza estiva per la regina Maria Cristina e dotato di un grazioso parco aperto al pubblico.
Il pettine del vento

Al termine della spiaggia di Ondarreta a ovest è possibile ammirare sugli scogli una particolare scultura di ferro, del celebre scultore Eduardo Chillida, chiamata il Pettine del Vento

Il Parco divertimenti sul monte Igueldo
Poco distante una strada e una funicolare (comoda ed economica) costruita nel 1912, conducono alla vetta del monte Igueldo, dove si trova un piccolo parco divertimenti e un osservatorio.

Il faro
Da questo punto si domina con lo sguardo tutta la baia di San Sebastián e il panorama è davvero mozzafiato.
I camminatori più infaticabili da qui potranno anche imboccare Paseo del faro, che conduce a un piccolo faro posto nell’estremità nord del monte Igueldo, dal quale si ha una vista spettacolare sul lussureggiante promontorio e sull’oceano.

 
Curiosità:

 
Panorama della baia
Nell’antichità San Sebastián veniva chiamata dai pescatori baschi “Irutxulo”, che significa “ Tre buchi”, perché, vista dal mare, la città sembrava sorgere su tre “entrate” nella costa, delimitate dal Monte Igueldo, l’Isola di Santa Clara, il Monte Urgull e il Monte Ulía.

Ai nostri giorni nostri, invece, è stata soprannominata “la Perla dell’Oceano” per la sua bellezza paesaggistica.

A partire dal 1266 San Sebastián subì in due secoli e mezzo ben sei diversi incendi che la rasero completamente al suolo, ma venne sempre ricostruita grazie alla ricchezza della sua popolazione, derivante dai commerci marittimi.

Panorama sulla spiaggia de Ondarreta
Nel 1813 gli alleati spagnoli impiegarono sei giorni e mezzo per strappare la città dalle mani dei francesi. Durante il saccheggio tutta la città venne nuovamente distrutta da un incendio, eccetto due parrocchie e trentacinque case che fungevano da alloggio per gli ufficiali britannici e portoghesi.

Nel 1914, all’inizio della I Guerra Mondiale, San Sebastián diventò una delle città più cosmopolite in Europa. Nel suo Casinò erano soliti incontrarsi molti dei personaggi famosi dell’epoca, tra cui Mata Hari, León Trotsky e Maurice Ravel. Quest’epoca viene definita la “Belle Époque donostiarra”.

L'Ayuntamiento
 L’Ayuntamiento venne costruito originariamente come Casinò, e, alla sua inaugurazione partecipò perfino la regina María Cristina di Asburgo. La proibizione del gioco nel 1924, ne causò l'abbandono. Dopo un’opportuna ristrutturazione, nel 1947, venne trasformato nell’attuale sede municipale.
La statua del Cristo su monte Urgull

La regina Isabella II di Spagna, cominciò a frequentare San Sebastián , su consiglio del suo medico, che le aveva prescritto di fare il bagno a mare durante l’estate per curare i suoi problemi di salute.

Molti paragonano la baia de La Concha alla baia di Rio de Janeiro in Brasile.
In effetti sul monte Urgull sorge addirittura una statua raffigurante Gesù, che ricorda quella del Cristo Redentore collocata sul colle del Pan di Zucchero di Rio di Janeiro.

Balconate in Plaza de la Constituciòn
 I numeri sui balconi di Plaza de la Constitucion risalgono ai giorni in cui la piazza era usata come arena dove si svolgevano le corride: si vendeva un biglietto per ogni posto numerato.

Il Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián  nacque nel 1953 con l’obiettivo di prolungare la stagione di vacanze estive nella città e restituirle l’immagine elegante e raffinata che aveva perduto in seguito alla Guerra Civile Spagnola. Il successo della prima edizione fu così grande che, in seguito, il governo spagnolo stesso decise di farsi carico dell’evento.

Case su Paseo de la Concha
Uno dei primi film di rilievo presentato al festival fu il celebre Vertigo di Alfred Hitchcock.

Sulla costa di San Sebastián gli effetti delle maree sono molto evidenti: la spiaggia principale della città (Playa de la Concha) è molto ampia, ma, quando la marea comincia ad alzarsi, diventa piccolissima fino a limitarsi ad una sottile striscia.

Playa de la Concha
Gli orari delle maree sono segnati sui giornali locali e, delle apposite campanelle collocate sulla spiaggia suonano quando il livello del mare comincia a sollevarsi.
Data la rapidità del fenomeno è molto curioso osservare come la gente si sposti frettolosamente all’udire il suono della campana.

Oltre alle tre spiagge principali, a San Sebastián è possibile utilizzare anche la piccola spiaggia che si forma nell’isola di Santa Clara nei periodi di bassa marea. L’isola è accessibile in barca durante i mesi estivi, ma i più coraggiosi la raggiungono a nuoto, sebbene disti almeno 500 metri dalla costa.

Il Pettine del Vento
La scultura del Peine del Viento è famosa perché, quando le onde del mare si infrangono contro gli scogli su cui sorge, l’acqua viene spinta all’interno della roccia sotto al livello del mare, per venire poi sparata verso l’alto sotto forma di potenti spruzzi, simili a geyser.

Sebbene la Spiaggia de la Concha sia più grande (lunga 1350 m) e dotata di spiaggia più fine, la spiaggia di Ondarreta (lunga 600 metri) è molto più in voga e definita “aristocratica”.

La spiaggia de Zurriola, la più esposta all’oceano, fino al 1994 era praticamente inaccessibile, ma grazie a degli imponenti lavori di rimodellamento è oggi dotata di sabbia fine e scogli artificiali che la proteggono dalle onde più pericolose. È la più frequentata dai surfisti e, dal 2004, è stata consentita su di essa la pratica del nudismo.

Panorama dal faro
Il clima oceanico a cui è soggetta San Sebastián la rende una delle città più piovose della Spagna e, sebbene le temperature siano miti durante tutto l’arco dell’anno, la gran quantità di umidità inasprisce la sensazione termica di caldo o di freddo. Il vento, inoltre, è sempre piuttosto forte.

A San Sebastián, come in molte altre città dei Paesi Baschi, è possibile spesso osservare per le strade scritte inneggianti all’autonomia della regione oppure veder sventolare la bandiera basca al posto di quella spagnola.

Tramonto sulla spiaggia

Recensione:


Poco conosciuta dai turisti stranieri, ma molto nota in Spagna come meta di un turismo considerato “di lusso”, San Sebastián è forse la città di mare più bella che abbia mai visitato.
Il contesto naturale su cui sorge è unico e scenografico e la presenza di diversi punti panoramici dalle alture che circondano la baia consentono di apprezzarlo in ogni sua parte.
La città in sé, seppur di costruzione moderna, è un vero gioiello: gli spazi verdi sono curatissimi e i lussuosi edifici lunga la baia si integrano armonicamente con il paesaggio in maniera spettacolare.
Dal punto di vista architettonico San Sebastián è una citta piuttosto anomala: probabilmente a causa della sua vicinanza con la Francia ne ha assorbito lo stile e lo spirito, dando l’idea al visitatore di trovarsi già ben al di là dei confini spagnoli.
Mostruoso invece il palazzo dei congressi Kursaal, che durante il giorno sembra sorgere dal mare come un immenso container per i rifiuti, ma che, fortunatamente, guadagna fascino la sera quando viene illuminato.
Bellissime le spiagge, seppur troppo affollate durante la stagione estiva, dalle quali si può assistere, tra l’altro, all’affascinante fenomeno delle maree che “divorano” e “risputano” la sabbia in maniera tanto repentina quanto spettacolare.
Panorama da paseo Nuevo
Ovviamente un simile paradiso non poteva che avere qualche difetto (nemmeno tanto trascurabile).
Mi riferisco ovviamente al clima, molto mutevole, generalmente piovoso, che non consente mai ai turisti di godersi fino in fondo la spiaggia e il mare. Trattandosi poi di una costa che si affaccia sull’oceano la temperatura dell’acqua è sempre piuttosto bassa anche durante la stagione estiva.
Chiunque voglia recarsi in vacanza a San Sebastián quindi, si ricordi di portarsi dietro l’impermeabile (anche ad agosto) e si prepari all’idea di dover trascorrere molte ore al chiuso, sorseggiando magari una tazza di tè bollente.

Voto: 9
Tempo di soggiorno consigliato: 2 giorni